LA NEVE IN FONDO AL MARE
LA NEVE IN FONDO AL MARE
di Matteo Bussola, Einaudi Stile Libero, Torino 2024
LA STORIA
In un reparto ospedaliero di neuropsichiatria infantile Tommy, un ragazzo sedicenne, e suo padre Caetano condividono la stessa stanza. Il ragazzo è ricoverato perché soffre di anoressia nervosa. Sul suo torace magrissimo gli si possono contare le ossa, le caviglie escono fuori dai pantaloni ormai troppo larghi della tuta come radici rinsecchite. Il padre, dietro precise indicazioni dei medici, è lì per tenerlo d’occhio. In pratica, è ricoverato anche lui. Il dialogo tra padre e figlio è a monosillabi, ridotto all’essenziale. Tommy da molto tempo è diventato taciturno, quasi scontroso. Un estraneo per Caetano, che non riconosce più in questo figlio adolescente così mutato e tormentato il bambino sorridente, fiducioso , sereno che era stato fino a qualche anno prima. Eppure lui e la moglie Grazia lo hanno colmato di amore, di premure, facendolo sentire protetto, al sicuro. Allora, dove hanno sbagliato?
Da dove ha avuto origine quel male oscuro che ha colpito il figlio e travolto le loro esistenze?
Sono le stesse domande che si pongono le madri e i padri che hanno i figli ricoverati nello stesso reparto. Come Amelia, madre di Eva che soffre di bulimia ed ha un corpo strabordante che ostenta quasi con orgoglio. O come Franco, padre di Marika che si autoinfligge il cutting praticandosi tagli con un temperino nelle braccia e nelle gambe.
Il padre di Tommy percepisce la permanenza in reparto come un’esperienza di vita sospesa, dove tutto, per quanto possibile, è sotto controllo, sotto la responsabilità di medici e infermieri.
Sa che il ritorno alla realtà quotidiana non sarà facile. In effetti, quando Tommy viene dimesso ed è di nuovo a casa in famiglia, niente sembra preludere a un cambiamento in meglio.
In un finale commovente Caetano trova alla fine la verità: per aiutare il figlio sarà lui stesso a dover cambiare, accogliendo Tommy nella sua tormentata complessità e compiendo quell’atto di amore “unico e irragionevole, che non si può sperimentare in nessun altro modo”.
DAL TESTO
Da bambino credevi a tutto, agli alberi all’asfalto ai sassi ai bordi delle strade, al cielo alla pioggia ai gatti sdraiati al sole, ai due panini imbottiti a merenda e ai cartoni guardati insieme la sera, alle tue buone intuizioni, alle mie buone intenzioni, all’immaginazione che conduce a un risultato, credevi a tua madre, credevi a me. Credevi in te.
Forse diventare grandi, in fondo, non vuol dire che questo: smettere di credere.
Forse per quello ora mi appari lontanissimo, anche se sei qui a un passo, raggomitolato in un letto come una conchiglia che affonda nella sabbia umida.
[…..]
I genitori fanno così, sai? Cominciano presto a immaginare per voi percorsi possibili, futuri probabili, orientamenti rassicuranti che diano la sensazione di poter essere indirizzati. Si perdono a sperare in inclinazioni che, magari, li risarcirebbero dei loro inciampi di gioventù, o addirittura dei fallimenti. Si spingono a ravvisare somiglianze – non ti pare che ricordi tuo padre?, gli occhi sono proprio di tua sorella -, come se l’inganno del sangue avesse il potere di tenervi al sicuro dalle derive della vita. Ed è inevitabile chiedersi se avrete la nostra fortuna, le nostre tristezze, se si somiglieranno i destini oltre gli sguardi.
Forse è così che iniziamo già a perdervi, a farvi annegare in una versione di voi che non vi calza, in un mondo che non vi vede, nel rimpianto di qualcosa di sottratto prima ancora che.
[…]
-Sai, – dice dopo un po’, continuando a fissare l’orologio. – Scoprire la profondità della tristezza di tuo figlio, a neanche sedici anni, è come trovare qualcosa in un posto in cui non te lo saresti mai aspettato. In cui proprio non dovrebbe esserci.
-Che vuoi dire?
-Tipo, non so. Come trovare la neve in fondo al mare, -dice. – In fondo al mare non ci dovrebbe stare la neve, no? Dovrebbero esserci i pesci colorati, le rocce e i coralli e le meduse e Dio sa che altro, ma la neve, la neve no. La neve non te la aspetteresti mica.
ALCUNE RIFLESSIONI
Il romanzo, la cui voce narrante è Caetano, padre di Tommy, è una storia bella e toccante che ha al suo centro degli adolescenti in difficoltà. Il periodo adolescenziale è un’età insidiosa, di transizione che, soprattutto in determinate circostanze, può causare degli squilibri e delle ferite profonde. Qualcosa all’improvviso si incrina, si rompe, la spessa lastra di ghiaccio su cui fino a poco tempo prima si pattinava con assoluta fiducia crak si spezza e niente è più come prima. In Tommy, Eva, Marica, Giacomo, Nicolas lo scrittore ci offre dei ritratti di adolescenti e pre-adolescenti che cercano ognuno a proprio modo, adottando più o meno inconsciamente una propria personale strategia , di esorcizzare il malessere che li ha colpiti. Eppure, nonostante la loro evidente condizione di pazienti afflitti da disagio, ci appaiono assai più forti dei loro genitori. Dalle brevi conversazioni scambiate quando possono assentarsi per qualche minuto dalle camere dei figli, anche solo per prendere un caffè al distributore automatico in corridoio assaporando una parvenza di normalità, vediamo quanto queste madri e questi padri siano fragili, devastati da sensi di colpa, frustrati per l’incapacità di trovare un rimedio.
La narrazione di Caetano procede in un continuo alternarsi di ricordi di un passato felice, quando il figlio era piccolo, e di ritorni a un presente difficile e doloroso; la prosa scorre con ritmo veloce nei suoi dialoghi incisivi e realistici mentre, laddove l’argomento diventa più intimistico, diventa fluida e piana, venata di una dolcezza triste e commovente.
L’AUTORE
Matteo Bussola (n.1971) è fumettista, conduttore radiofonico e scrittore. Il suo romanzo Notti in bianco e baci a colazione (Einaudi Stile Libero, 2016) è stato un betseller. Sono seguiti altri romanzi di successo, tra cui La vita fino a te (Einaudi Stile Libero, 2019), Viola e il Blu (Salani, 2021), Il rosmarino non capisce l’inverno (Einaudi, 2022).