LE DONNE DELL’ACQUASANTA
Romanzo di Francesca Maccani, edito da BUR narrativa, Milano 2024
LA STORIA
La vicenda si svolge a Palermo negli ultimi anni del 1800. Nel rione denominato appunto l’Acquasanta si trova la manifattura di sigari dove un centinaio di donne svolgono un estenuante lavoro. A capo chino, gli occhi fissi ciascuna sul proprio bancone, arrotolano le foglie di tabacco per lunghe ore al giorno, oppresse da esalazioni malsane e senza scambiare tra loro nemmeno una parola per timore delle vessazioni da parte dei sorveglianti. Non ci sono diritti riconosciuti e, quando una donna partorisce, se vuole mantenere il lavoro dovrà portarsi dietro il neonato legandoselo al petto e allattandolo mentre svolge il suo compito.
Franca è una sigaraia , oltre che molto bella, anche sveglia e determinata. Intollerante delle condizioni inique in cui lei e le sue compagne sono costrette a lavorare, e vedendo la fatica, l’angoscia, e spesso la disperazione di tante operaie madri , decide di adoperarsi perché nella fabbrica possa essere istituito un asilo. Il suo progetto non trova però credito tra le compagne, troppo assuefatte ai soprusi e allo sfruttamento perché lo possano ritenere possibile. Soltanto Rosa, la sua più cara amica, decide di appoggiarla e insieme contattano all’insaputa di tutti un sindacalista che le aiuterà a realizzare il progetto.
La determinazione di Franca verrà premiata ma la ragazza dovrà pagare un prezzo assai alto per il suo coraggio.
DAL TESTO
L’Arenella e Vergine Maria, spalmate su lembo della costa nord che porta a Mondello, sembravano più dei paesini che un’appendice della città, erano quartieri di pescatori. L’Acquasanta era la cerniera che univa le altre due borgate a Palermo. Lì sorgevano i cantieri navali e la struttura della Manifattura , un edificio isolato che quasi due secoli prima aveva ospitato per mesi e mesi i malati di peste. Era destino che da quel posto uscissero male cose, peste, malattie e fumo.
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Erano belle Franca e Rosa, forse le più belle fra tutte le sigaraie. La prima scura di carnagione e mora, magra e scattante ma forte come il tronco di un leccio, la seconda dalla pelle chiara e delicata e con una chioma dai riflessi dorati. Delle due Rosa era la più in carne ma aveva un’eleganza innata nei movimenti che faceva risaltare i fianchi morbidi e il seno pieno.
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Tutto intorno a loro era uno sfoggio di ricchezza. Grandi carrozze, giovani in abiti da sartoria, bastoni e cappelli di ogni foggia, e magnifici palazzi decorati, dietro i cui vetri si intravedevano soffitti dagli affreschi sontuosi. Franca e Rosa per un attimo furono catapultate in una realtà fatta di ricchezza e di sfumature mai viste, una realtà per loro inaccessibile e che faceva girare la testa. Il centro di Palermo era un grande salotto a cielo aperto dove aristocratici e ricchi borghesi passeggiavano sfoggiando gli abiti migliori.
ALCUNE RIFLESSIONI
IL romanzo è un affresco essenzialmente al femminile in cui spiccano le due protagoniste Franca e Rosa, diverse tra loro sia per il carattere che per l’aspetto fisico. Franca è bruna, risoluta, testarda, Rosa è bionda, dolce, accondiscendente, due modeste operaie legate da profonda amicizia che tracceranno la via per un cambiamento. A Franca e a Rosa fa da sfondo il grande coro delle compagne sigaraie da cui si distaccano alcune figure particolari come quelle dolenti di Maria e di Mela o quella infida e insidiosa di Bastiana. I personaggi maschili sono pochi e quelli maggiormente di spicco come Ninni, il responsabile delle operaie, e Salvo, il sindacalista, sembrano costruiti in funzione del tema cardine del romanzo, ossia la denuncia delle deprecabili condizioni di lavoro nella manifattura di tabacco e la lotta per ottenere dei giusti diritti per le sigaraie. Ninni è un maschilista violento, arrogante e presuntuoso, che ci fa indignare per le umiliazioni, le angherie, i soprusi a cui sono soggette le sigaraie, considerate né più né meno come bestie da soma. Salvo invece, fermo, intelligente e determinato, ci fa vedere come sia possibile ottenere un cambiamento.
Attraverso le vicende dei personaggi l’ambientazione si dilata al di fuori della manifattura di sigari per mostrarci due mondi contrapposti, quello degli abitanti di borgata fatto di povertà e di privazioni e quello dei nobili palermitani con il loro lusso e i loro sfarzosi palazzi. Le frequenti espressioni in dialetto siciliano si intrecciano naturalmente alla lingua italiana conferendole veridicità e concretezza.
E’ un romanzo indiscutibilmente interessante, anche per le sue connotazioni sociali, e cattura l’attenzione dall’inizio alla fine. Ci sono inoltre diversi fili della trama che, forse volutamente, vengono lasciati in sospeso e che ambiscono ad essere tirati . Ci sarà dunque forse un sequel? Lo speriamo.
L’AUTRICE
Francesca Maccani, trentina di nascita, vive a Palermo dove svolge la sua attività di insegnante.
La cattiva scuola, scritto in collaborazione con Stefania Auci per Tlon editore, vince nel 2018 il premio Donna del Mediterraneo. Il suo primo romanzo, Fiori senza destino, esce nel 2019 pubblicato da Sem edizioni, risultando finalista al premio Berto, mentre il secondo, Le donne dell’Acquasanta, si aggiudica il premio Rapallo nel 2022.
Francesca Maccani collabora attivamente con molte riviste sia cartacee che online dove pubblica i suoi racconti.
Nella foto: Palermo, Acqua Santa