CHI DICE E CHI TACE

Romanzo di Chiara Valerio, edito da Sellerio, Palermo 2024

LA STORIA
Il romanzo ruota attorno al personaggio di Vittoria la cui presenza pervade tutte le pagine anche quando non viene esplicitamente menzionata. Quando Vittoria viene a stabilirsi nel paese sonnolento di Scauri ne rompe la tranquilla immobilità introducendo abitudini nuove e fino ad allora impensate. Lei, donna, si compra una casa e una barca, vive con una ragazza che potrebbe essere, ma non è, sua figlia, sa preparare soluzioni galeniche e infusi con le erbe , beve birra o vino mentre prima di lei le donne conoscevano solo l’uso dell’alcol etilico o puro per pulire casa, disinfettare ferite o fare liquori di limoni o noci . Vittoria è una persona enigmatica, restia a parlare di sé, così nessuno la conosce veramente, nessuno sa da dove viene, dove ha vissuto , come è stata la sua vita prima di arrivare al paese. Ciò nonostante e’ amata da tutti, non solo perché è bella e vitale, con quella sua andatura scampanellante che sembra che cammini a passi di danza, con i capelli che accolgono il vento e gli occhi intelligenti e mobili, ma anche perché è generosa, sempre pronta ad aiutare gli altri. Una personalità carismatica e ammaliatrice. Così gli abitanti di Scauri rimangono increduli e dolorosamente colpiti quando Vittoria viene trovata morta nella vasca da bagno. E’ stata vittima di un malore? Di un incidente? O di qualcos’altro?
A farsi queste domande è soprattutto Lea, una giovane donna che ha uno studio di avvocato a Scauri dove vive con il marito e le figlie e che ha sempre subito il fascino di Vittoria. Intraprende così una ricerca personale che la porterà fuori dai confini del paese ad incontrare persone che getteranno nuova luce su Vittoria e l’aiuteranno a scoprire la verità.


In foto: Scauri

DAL TESTO
Un incidente nella vasca, pensavo, e rivedevo Vittoria con il suo andamento scampanellante, gli occhi né scuri né chiari, un colore denso, vestita di un abito di lino azzurro, smanicato. La vedevo camminare sul marciapiede, fermarsi davanti alle vetrine dei negozi e scuotere la testa. Quali fossero i suoi sentimenti riguardo quegli oggetti, non l’ho mai saputo. Parlava, divertendosi, di cose delle quali non si sarebbe potuto o dovuto ridere. Le persone che si mettevano le corna. Che si facevano le cappelle mortuarie bifamiliari sopra al cimitero. Quelli che inciampavano. Quelli in sedia a rotelle bloccati dalle barriere architettoniche. Ma ci pensi?, barriere e basta, altroché.
[….]

Non ho mai saputo niente di lei, ma solo ciò che faceva a Scauri. E, in fondo, non lo sapevo nemmeno da lei. Capisco adesso che Vittoria era entrata a far parte della mitologia del paese e pure che quella mitologia, che pareva spontanea, era forse indotta da Vittoria stessa. Dalla sua sobrietà, dalla sua reticenza a commentare i fatti con le parole. Vittoria parlava poco, la timidezza era però entusiasta. E in questo suo parlare poco era diversa da noi. Veniva da un’altra parte. Ancora di più di Linona, la farmacista. Da case con i libri, da abitudini ai ricevimenti e alle chiacchiere, ai viaggi, da una storia che non ci riguardava, piena dei passati remoti di chi la storia la scrive.
[…..]

Tutti facevamo sempre le stesse cose. Tutti sapevamo tutto di tutti. Tutti ci accontentavamo di ciò che avevamo davanti agli occhi. Tutti attribuivamo un certo valore alla forma. Tutti sapevamo, per l’abitudine a passare e spassare sul lungomare, che le petroliere e i mercantili, fermi per settimane all’orizzonte oltre la punta di Gaeta, se avessero avuto un’altra forma, fossero stati cubi di ferro pieno, sarebbero affondati. Tutti sapevamo tutto di tutti. Tutti facevamo sempre la stessa cosa. Era facile trovarsi, e facilissimo evitarsi.


ALCUNE RIFLESSIONI
Ciò che colpisce subito nel romanzo sono certe descrizioni di persone e luoghi rese in modo asciutto, calzante e funzionale . Analizzando per esempio il personaggio di Vittoria, scopriamo come questo sia tratteggiato in maniera convincente e sintetica tramite una serie di aggettivi dal significato opposto (“distante ma curiosa, accogliente ma riservata, schiva ma anche sfrontata”) che dipingono efficacemente il suo carattere enigmatico. La gonna che le oscilla intorno alle gambe quando cammina la fa sembrare “una ballerina di pizzica” e le conferisce quell’impressione di continuo movimento che è poi uno dei suoi tratti più caratteristici. Movimento che comunica agli abitanti del paese che si scuotono dal loro atavico torpore e accolgono ammaliati la nuova venuta accettandone e almeno in parte imitandone le abitudini. Altra vivida descrizione è quella di Filomena, la proprietaria delle pompe funebri locale. Pare proprio di vederla, “secca, sempre troppo vestita, con un odore stantio che le stava intorno come un cane zoppo ma fedele”.
Alcune descrizioni relative alle abitazioni di Scauri somigliano a certe tele dipinte en plein air “intonaci dal giallo limone al rosa carico, case addossate l’una all’altra…”.
Un ulteriore elemento distintivo del romanzo è il dialogo. I personaggi interagiscono tra di loro in un dialogare che non è compresso tra virgolette ma scorre libero come un flusso di parole e di pensieri. Abbiamo così l’impressione di assistere a una rappresentazione visiva, come un film o un’opera teatrale. La sensazione che se ne ricava è di grande immediatezza.
Questo romanzo non si può definire un thriller, e neanche un noir, ma certamente crea curiosità investigativa, stimola il processo di indagine nel lettore e desta interesse, oltre ad essere un ritratto calzante di luoghi e di persone.


L’AUTRICE
Chiara Valerio (Scauri, provincia di Latina, 1978) è scrittrice, curatrice editoriale, direttrice artistica e conduttrice radiofonica. Tra i suoi scritti più recenti:
Il cuore non si vede (Einaudi, 2019),

La matematica è politica (Einaudi, 2020),

Così per sempre (Einaudi, 2022),

Chi dice e chi tace (Sellerio 2024), finalista al Premio Strega nel 2024.