GRANDE MERAVIGLIA

GRANDE MERAVIGLIA

Viola Ardone, Einaudi Stile Libero, Torino 2023


LA STORIA:

 Il mondo recluso dei malati di mente all’interno dei manicomi prima di essere dismessi in seguito alla legge Basaglia è raccontato con innocenza disarmante da Elba, una bambina che vive in uno di questi istituti, internata con la mamma. Elba vive di un rapporto totalizzante con la madre, si aggrappano l’una all’altra come naufraghi in un oceano di sofferenza. Entrambe sono state internate in seguito alla cattiveria e all’ingiustizia degli uomini. Fausto Meraviglia è un giovane dottore seguace delle teorie di Basaglia venuto a lavorare nel manicomio. Contrario ai metodi repressivi e coercitivi con cui sono trattati i malati impiegherà la passione e l’idealismo che lo caratterizzano per operare una sua rivoluzione nell’istituto. Grazie a lui Elba potrà gradualmente prendere piena coscienza di sé e, una volta divenuta giovane donna e uscita dalla “ prigione”, riuscirà a trovare l’indipendenza e a seguire la propria strada nel mondo. Fausto, dal canto suo, dopo tanti anni trascorsi a inseguire le sue passioni e i suoi ideali, si accorgerà ormai anziano che la bellezza non si trova solo nei grandi progetti e nelle convinzioni appassionate, ma anche nelle piccole cose, come una mattina piena di sole, o il brilluccichio delle onde nel mare della sua Napoli. La “grande meraviglia” si manifesta in tutti gli aspetti e le fasi della vita, e questo riconoscimento gli permette di accettare serenamente le fragilità del suo nuovo stato.


DAL TESTO

Il mezzomondo è la casa dei matti, ci stanno i cristiani che sembrano gatti: non hanno la coda, non sanno miagolare, però sono gatti. Gatti da legare.

[….]

Mi ha detto Aldina che fuori dai cancelli è uguale. Solo che i matti qui dentro girano in camicia, dicono quello che pensano e hanno una prigione più stretta rispetto ai matti di fuori, che girano tutto il giorno in camicia e cravatta, si sentono liberi e ogni tanto dicono tra loro: che ti credi, sono mica matto?

[…]

E’ più comodo tenere tutti i difettosi in un unico posto nascosto, così nessuno li vede e non esistono più. Come dice quella pubblicità: Viavà, e la macchia se ne va.

[…]

Lei adesso mi vede così, un vecchio psicoanalista dai baffi ingialliti di nicotina di cui ha sentito parlare bene ma che inizia a sembrarle un po’ cialtrone. Eppure, signora cara, io sono stato tra quelli che hanno tolto le sbarre al manicomio. Non so se ho salvato delle vite, non glielo posso assicurare, ma di certo ho dato a qualcuno una seconda possibilità.

[….]

Hanno ragione, intendiamoci, sono stato un padre spesso assente, talvolta ingombrante e gioiosamente distratto. Sono stato anche un cattivo marito, in effetti, nel senso borghese del termine. [….] Ho morso la vita con avidità, con tutti i miei sensi. E poi ho amato il mio lavoro, forse più dei miei familiari, ma perché era un modo per amare anche loro.


ALCUNE RIFLESSIONI

Il linguaggio si rivela nel romanzo un mezzo linguistico essenziale per far risaltare le diversità fra i due protagonisti, Elba e Fausto Meraviglia, persone diversissime tra loro accomunate unicamente dal fatto che si ritrovano a vivere molti anni assieme in un manicomio, lei come internata e lui come medico. Il filo della narrazione si dipana a due voci, quella della bambina e poi adolescente ritenuta malata e quella del “dottorino”, rivoluzionario e progressista. Elba descrive gli eventi della sua giovane vita e le persone intorno a lei attraverso un linguaggio bizzarro, stravagante, fatto di rime, di ripetizioni, di buffi intercalari. 

Racconta ciò che accade nel suo “mezzomondo” secondo la visione che le fa avere la madre per proteggerla dagli orrori che la circondano. In questo suo modo disincantato e fantasioso di narrazione percepiamo però anche la sua capacità di andare in fondo alle cose, la sua acutezza di giudizio che nasce dall’empatia, dalla sensibilità e capacità di comprensione del dolore altrui. Fausto si affida a un linguaggio scanzonato, irriverente e spesso goliardico attraverso cui ci parla della passione per il suo lavoro e della suo robusto amore per la vita, dove si vede e vuole essere primo attore anche se il prezzo da pagare è il completo fallimento sul piano familiare, come marito e come padre. Nella sua narrazione si rivolge spesso direttamente a un interlocutore, che sia Elba, che sia il suo amico o il nipotino Fausto, o una delle donne che ha amato, perché vuole avere il suo pubblico, non può fare a meno di parlare da un palcoscenico. 

 Strutturato in quattro parti, il ritmo è veloce e serrato nelle prime tre, appare invece più lento e come ingolfato nella quarta, come a sottolineare la stanchezza e la fragilità che assalgono Fausto col declino degli anni.


L’AUTRICE

Viola Ardone (Napoli, 1974) ha pubblicato sia racconti

per bambini che romanzi per adulti.

Collabora anche con varie testate giornalistiche. 

Tra i suoi romanzi di maggior successo,tradotti in tutto il mondo, sono senz’altro da menzionare:

“Il treno dei bambini” (Einaudi Stile Libero, 2019) e “Oliva Denaro” (Einaudi Stile libero, 2021), “La ricetta del cuore in subbuglio”2012, Salani.

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